La crisi dei mutui subprime e la risposta della politica monetaria globale


08-11-2017

Lo scoppio della bolla immobiliare nel mercato dei mutui subprime negli Stati Uniti ha determinato, a partire dal 2007, una crisi finanziaria che poi si è rivelata globale. Nella memoria collettiva il simbolo di questo shock economico rimane il fallimento della Lehman Brothers, una storica banca d’investimento americana, che ha generato negli anni successivi un profondo cambiamento nelle scelte delle politiche economiche mondiali.

A dieci anni di distanza da una crisi economica destinata a segnare uno spartiacque nella regolamentazione del sistema finanziario, Pedro Reis Leao, Emanuel Reis Leao e Diptes Bhimjee, rispettivamente docenti di Economia Internazionale, Politica monetaria e Storia Economica presso l’Università di Lisbona, offrono l’interessante articolo “The 2007-2009 Subprime Crisis and the Global Public Policy Response, che mette in evidenza come le autorità pubbliche delle economie avanzate hanno risposto alla crisi focalizzandosi su due linee di intervento complementari ma distinte: la gestione macroeconomica nel breve termine e la rivisitazione del quadro normativo finanziario nel medio-lungo termine. Secondo gli autori tali linee sono state perseguite a livello globale e non solo nazionale e/o regionale.
Inoltre l’articolo riassume i principali rischi che emergono come conseguenza della risposta macroeconomica alla crisi, vale a dire: un alto volume del debito pubblico, la prospettiva di un’inflazione incerta e il possibile sviluppo di bolle in alcuni mercati immobiliari.

Negli Stati Uniti la crisi dei mutui subprime, negli anni 2007-2009, nasce nel settore finanziario. Una facile ed eccessiva concessione di prestiti così come un’eccessiva assunzione dei rischi da parte delle Istituzioni finanziarie hanno portato ad enormi insolvenze sui prestiti bancari. Poiché molti di questi prestiti erano stati cartolarizzati, cioè venduti a terzi nel sistema finanziario globale - in particolare nel mercato over the counter - questi default hanno generato profonde diffidenze tra le istituzioni finanziarie e un rapido calo dei prestiti interbancari, compromettendo gravemente la capacità del sistema bancario americano di fornire prestiti a famiglie e imprese e strozzando di fatto l’economia reale. Contemporaneamente il mercato immobiliare americano crolla drasticamente, il prezzo delle case crolla del 30% e, come in una spirale perversa, la crisi dei mercati azionari deprime, a sua volta, ulteriormente la ricchezza domestica generando un diffuso pessimismo che si traduce in una minore spesa per consumi.

Globalmente la risposta dei G20 (il Forum dei ministri delle Finanze e dei Governatori delle banche centrali) è stata duplice. In primo luogo con l’aumento della spesa pubblica che, abbinata ad una riduzione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha fermato il crollo della domanda globale aggregata; in secondo luogo con nuove misure regolamentari volte ad “aggredire” le cause fondamentali che hanno originato la crisi. Tra le varie misure normative adottate, l’articolo si è concentrato sulle seguenti:

  • l’aumento dei coefficienti patrimoniali delle banche 
  • una maggiore trasparenza delle transazioni finanziarie
  • l’intenzione di collegare i bonus dei manager bancari non più agli utili di breve termine bensì alle performance di medio lungo termine.

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